giovedì 17 marzo 2011

i versi del prof. Morassi

11.
Verso principe son, l'Endecasillabo
(se sdrùcciolo, le sillabe son dódici
mentre se tronco, come ben si sa,
una sillaba in meno basterà).
Sono lento, solenne ed importante,
Petrarca mi cantò, Leopardi e Dante,
e dolce è la mia musica sol quando
si rispetti la metrica rimando
però triste divento, ed è normale,
quando mi si costringe a zoppicare.
E chiudo questa sintesi fremente
precipitevolissimevolmente!

10
Decasillabo mi puoi chiamare,
il mio ritmo balzella sovente:
questo è tipico dei versi pari
e la lingua e l'orecchio lo sente.
Fra i poeti che mi hanno cantato
fu Giovanni Berchet, perché fossi
a Pontida quel dì declamato
(per fortuna però non da Bossi...)

9
Col timido, buon Novenario
il verso più placido scende:
dal Pascoli presi il rimario
che nella Mia Sera ti prende.
Difficile sono da usare,
trovarmi non puoi molto spesso,
ma certo mi puoi più apprezzare
di certi versacci di adesso.

8.
L'Ottonario birichino
che spumeggia, salta e balla,
proprio come fa una palla
nei poemetti da bambino,
è il più facile da usare
perché l'allegria procura
come ti può rammentare
il Signor Bonaventura.


7
Settenario mi chiamo,
e con l'Endecasillabo
qualche volta viaggiamo
in coppia: il Grande e il Piccolo.
Anch'io son verso nobile
frequentemente usato,
e il ritmo mio notevole
viene sempre apprezzato.

6.
Senario io sono:
il breve mio suono
ognuno lo sa
perché, là per là,
amando onorare
d'Italia i Frateli
mi volle adottare
Goffredo Mameli.
Novaro quel pezzo
ha poi musicato,
da un secolo e mezzo
io vengo cantato!
La mia musichetta
ha pure ripresa
in mezzo all'erbetta
la Vispa Teresa...

5
Sono il Quinario,
verso minuscolo,
ma lapidario!
Io mostro il muscolo
se vuoi tentare
in due balletti
di condensare
vasti concetti.
Perciò, vedete,
non trascuratemi:
più spesso usatemi
e ne godrete!

4.
Quaternario
per finire
solitario,
con ardire.
Se la serie
l'apprezzate,
per dir grazie
mo' versate
(vi assicuro:
sono pronto!)
cento Euro
sul mio conto...


Caro amico poeta, non per dimenticanza
ma solo per avere abusato abbastanza
della vostra pazienza, lasciando andar la mano,
avrei serbato ad oggi il verso martelliano.
Che del resto io stesso ho usato in gioventù
per raccontare in versi (son cinquant'anni e più...)
col doppio settenario qualche piccola storia
che ancora mi ricordo, potrei dirle a memoria.
Ben venga dunque adesso questa presentazione
di Cyrano il poeta, spadaccino Guascone,
che incuteva rispetto sol con la sua presenza
e prometteva il tocco al fin della licenza!